Biografia
Eugenio Corti nasce a Besana in Brianza - la Nomana de Il cavallo rosso - il 21 gennaio 1921.
Nel 1931 comincia a frequentare il Collegio San Carlo di Milano
Eugenio, primo di dieci figli, viene chiamato alle armi nel febbraio 1941, mentre frequenta la facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica a Milano.
Per suo espresso desiderio viene destinato al fronte russo ("Volevo assolutamente conoscere la realtà del comunismo").
La guerra
Così Corti parte per la Russia col grado di sottotenente, raggiungendo il fronte agli inizi del giugno 1942.
Dopo la iniziale, grande avanzata nel Donetz ed una successiva fase di stasi, il 16 dicembre ha inizio l'offensiva russa sul Don e il 19 la tragica ritirata del Corpo d'armata italiano.
Durerà ventotto giorni, magistralmente descritti da Corti ne I più non ritornano.
In pochi riusciranno ad uscire dall'accerchiamento russo e a tornare in patria. Corti è tra questi.
Dopo l'otto settembre, da Roma si reca a piedi fino in Puglia per ricongiungersi con l'esercito regolare.
Risale l'Italia combattendo nel '44/45 a fianco degli Alleati contro i nazifascisti, nella guerra di liberazione nazionale. Queste vicende sono descritte ne Gli ultimi soldati del re.
Dopo il '45
Finita la guerra e ritornato alla vita borghese, Corti si laurea in giurisprudenza nel 1947.
Nel giugno dello stesso anno pubblica I più non ritornano, il suo primo libro sulla ritirata di Russia.
Nel 1951 Corti comincia a lavorare nell'industria tessile, di proprietà del padre.
Nel maggio dello stesso anno sposa Vanda di Marsciano, di antica famiglia umbra, conosciuta all'Università Cattolica nel 1947. Celebra la cerimonia l'amico don Carlo Gnocchi.
In questi anni di lavoro Corti si dedica allo studio teorico e storico del comunismo: frutto di questi studi sarà la tragedia Processo e morte di Stalin, scritto tra il 1960 e il 1961.
Gli anni del capolavoro
Agli inizi degli anni '70, compiuti i cinquant'anni, Corti decide di dedicarsi totalmente alla scrittura.
Gli anni tra il 1972 e il 1983 saranno dedicati da Corti quasi esclusivamente alla stesura del suo capolavoro Il cavallo rosso; è inoltre impegnato nel Comitato lombardo per l'abrogazione della legge sul divorzio (1974) e in una collaborazione con il quotidiano cattolico di Como, "L'Ordine".
Il cavallo rosso viene pubblicato dalla Ares nel maggio 1983, e il successo strepitoso dell'opera continua fino ai nostri giorni, in Italia ed all'estero.
Dopo "Il Cavallo Rosso"
Nel 2000 riceve a Bassano del Grappa il prestigioso Premio internazionale per la cultura cattolica.
Dopo il successo de Il cavallo rosso, Corti ha continuato a produrre opere letterarie che lui è solito definire " racconti per immagini". (" Non possiamo non considerare l'inarrestabile avanzata della civiltà delle immagini").
Fanno parte di questa "serie" La terra dell'indio ( 1998 ) - in cui si narra delle Riduzioni dei gesuiti nell'America del Sud -, L'isola del Paradiso ( 2000 ) – dedicato alla nota vicenda dell'ammutinamento del Bounty -, e, infine, Catone l'Antico ( 2005 ) – sulla decadenza della cultura romana.
Nel 2007 riceve dal Comune di Milano l'Ambrogino d'oro.
Nel 2008, sempre per le Edizioni Ares, pubblica Il Medioevo e altri racconti.
Nel 2009 la Provincia di Milano gli conferisce il premio Isimbardi e, pochi mesi dopo, la Regione Lombardia il premio "Lombardia per il lavoro".
Nel 2010 nasce un Comitato per la candidatura di Eugenio Corti al premio Nobel per la letteratura.
Nel 2011, il 3 ottobre, la Provincia di Monza e Brianza ha conferito a Corti il Premio Beato Talamoni, assegnato per la prima volta e destinato a cinque eccellenze del territorio che si sono distinte nel mondo dell'impresa, della cultura, dell'arte, del sociale, dello sport o in altri settori.
LE OPERE PRINCIPALI:
1947 I più non ritornano
1962 Processo e morte di Stalin
1983 Il cavallo rosso
1994 Gli ultimi soldati del re
1995 Il fumo nel tempio
1998 La terra dell'Indio
2000 L'isola del paradiso
2005 Catone l'antico
2008 Il Medioevo e altri racconti
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L'autore e l'opera
Bibliografia
Narrativa:
I più non ritornano (1947)
Il cavallo rosso (1983)
Gli ultimi soldati del Re (1994)
Il Medioevo e altri racconti (2008)
Teatro:
Processo e morte di Stalin (1962)
Saggistica:
Il fumo nel tempio (1995)
Breve storia della Democrazia Cristiana, con particolare riguardo ai suoi errori (1995)
Le responsabilità della cultura occidentale nelle grandi stragi del nostro secolo (1998)
Processo e morte di Stalin (con altri testi sul comunismo) (1999)
Racconti per immagini:
La terra del'indio (1998)
L'isola del paradiso (2000)
Catone l'antico (2005)
Le informazioni di questa pagina sono a cura dell'Associazione Culturale Internazionale «Eugenio Corti» in collaborazione con le Edizioni ARES di Milano.
La maggior parte delle informazioni sono tratte dal libro di Paola Scaglione, Parole scolpite:
I giorni e l'opera di Eugenio Corti, Edizioni Ares, Milano 2002.
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La candidatura al Nobel
Documento programmatico
Comitato per l'Assegnazione del Premio Nobel a Eugenio Corti
La società occidentale sembra oggi pervasa da un diffuso senso di precarietà, sentimento che ostacola il fiducioso sviluppo di progetti riguardanti il nostro comune destino; la stessa crisi economica attualmente in corso viene attribuita da più parti ad una seria crisi dei valori che ne costituivano l'impianto portante.
Per taluni aspetti, si può affermare che la civiltà occidentale ha fatto propri modelli culturali inadeguati alla formazione di cittadini responsabilmente strutturati ad assumere il governo del futuro.
In un mondo in cui si dice che non esistono più modelli da imitare perché tutti i modelli hanno lo stesso valore, noi, al contrario, diciamo che l'uomo occidentale ha un forte bisogno di modelli a cui ispirarsi per ricostruire la propria identità, a cominciare dal recupero delle idee che costituiscono le proprie radici.
A questo scopo riteniamo che l'arte e la letteratura possano essere di importanza fondamentale; in particolare salutiamo con entusiasmo l'opera letteraria di Eugenio Corti che si differenzia da tutte le altre del Novecento, sia nel panorama italiano, sia in quello internazionale, per la dimensione universale in cui si situa la sua riflessione sull'uomo.
Il suo lavoro principale è Il cavallo rosso, un'epopea che si sviluppa per quasi 1300 pagine e alla cui redazione ha dedicato undici anni di vita. Raccontando le vicende di una compagnia di amici che, partiti da un piccolo paese della Brianza, si trovano inconsapevolmente a vivere alcuni fra i maggiori eventi della storia contemporanea, e seguendoli nella loro crescita umana ed ideale, questo romanzo costituisce un unicum, un mirabile affresco, non solo delle vicende storiche fra gli inizi della Seconda Guerra Mondiale e gli anni Settanta, ma anche delle idee che hanno percorso il secolo scorso; non a caso à stato spesso paragonato a Guerra e pace, per ampiezza e capacità di analisi degli avvenimenti, oltre che costituire un documento di rara intensità nella denuncia delle brutture della guerra e di ricerca di un superiore stato ideale di pace fra i popoli.
Non è quindi un caso se alcuni critici attribuiscono a Il cavallo rosso, per gli italiani del Novecento, quel ruolo di guida della coscienza nazionale che fu già de I promessi sposi nel secolo precedente.
L'opera di Corti spazia poi in diversi ambiti, dal diario di guerra, al testo teatrale, all'innovativo «racconto per immagini», al saggio, offrendo l'immagine di un autore completo, che sa toccare con competenza e maestria diversi registri narrativi.
Inoltre è da sottolineare il fatto che Eugenio Corti è stato testimone e protagonista di alcuni fra i maggiori eventi della storia italiana, dalla guerra, alla ritirata di Russia, alla lotta per la Liberazione, alla ricostruzione, alle grandi e appassionate battaglie politiche del secondo Novecento, sempre manifestando rigorosa coerenza ideale e ferma onestà intellettuale.
Ma soprattutto, secondo noi, l'opera di Eugenio Corti è in grado di dare all'uomo di oggi gli strumenti critici per chiarire quali sono i valori che hanno permesso alla civiltà occidentale di diventare il faro delle nazioni, quali sono i motivi che invece hanno portato alla crisi odierna e quali sono le idee che possono fornire una possibile soluzione al problema.
Per queste ragioni crediamo che sia arrivato il momento di segnalare la sua opera in maniera convinta all'attenzione della pubblica opinione e di richiedere per Eugenio Corti il posto che gli compete fra le voci più autorevoli della letteratura mondiale.
Noi riteniamo che lo strumento più idoneo a questo scopo sia il conferimento a Eugenio Corti del Premio Nobel per la Letteratura. Invitiamo perciò tutti coloro - cittadini, intellettuali, politici - che sono sensibili al valore della grande letteratura, a sottoscrivere la presente dichiarazione che sarà inviata all'Accademia di Svezia per proporre la candidatura di Eugenio Corti al Premio Nobel per la Letteratura.
Monza, 6 marzo 2010
Per informazioni, puoi visitare il sito www.aciec.org
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L'opera
Presentazione dell'opera
Nel quadro della letteratura italiana del secondo Novecento, c'è un romanzo che fa storia a parte: è Il cavallo rosso di Eugenio Corti. Uscito nel 1983 presso un editore piccolo ma tenace, il libro è giunto nel 2010 alla 27esima edizione, è stato tradotto in spagnolo, francese, americano, lituano, romeno, serbo-croato, giapponese e ultimamente in olandese. È un'opera che divide la critica: chi lo esalta e chi lo respinge; così avviene con i lettori, che sono numerosissimi e affezionati, oppure che non sopportano di proseguire nella lettura del poderoso testo di milleduecento settantaquattro pagine.
Per molti aspetti, siamo di fronte al un capolavoro sconosciuto e a un autore che può essere considerato, con tutte le differenze del caso, un Solženicyn italiano: sia per il tessuto narrativo, che è un intreccio di fedeltà storica, passione morale e abilità romanzesca, sia per il ruolo di "controcanto" alla cultura ufficiale del Dopoguerra che l'autore e i suoi libri hanno rivestito.
Infatti, "Il cavallo rosso" è la testimonianza non solo di una vita, ma di una generazione di italiani del secolo scorso.
La stesura
Corti è cantore di una società e di un'epoca. Agli inizi degli anni settanta, infatti, prende la decisione di dedicarsi completamente alla scrittura: "Nel 1969/70 ho deciso risolutamente che, dai cinquant'anni in poi, non mi sarei occupato d'altro che di scrivere". L'opera a cui mette mano non consente nessun'altra occupazione. Saranno undici gli anni di studio ed elaborazione dell'opera ad assorbire lo scrittore, conscio del fatto che, per offrire un romanzo di fedeltà assoluta ai fatti e agli avvenimenti, deve sottoporre le proprie descrizioni ad un serio sforzo storico e documentario. Si ripropone, mutata di segno, la condizione di J.R.R. Tolkien e i lunghi anni necessari per scrivere "Il Signore degli Anelli", uscito nel 1954. Due sole sono state le interruzioni alla stesura del romanzo: la prima, quando Corti entra nel comitato lombardo per l'abrogazione della legge sul divorzio, nel 1974: "Per sei mesi ho cessato di scrivere e mi sono dedicato a quella battaglia: è stata un'esperienza incomparabile. Subito mi sono accorto della differenza tra noi, antidivorzisti, e i divorzisti: loro avevano a disposizione tutti i giornali e i partiti politici, mentre con noi c'era solo una parte della Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale Italiano, allora considerato un partito appestato". La seconda nel 1978, quando "è improvvisamente è morto don Giuseppe Brusadelli, direttore del quotidiano L'ordine di Como. Per quel giornale che, nonostante la sua modesta tiratura, aveva in quegli anni contribuito più d'ogni altra voce a conservare cattolica la provincia di Como, io avevo già scritto qualcosa: scomparso il direttore, i giornalisti mi hanno chiesto di scrivere gli articoli di fondo finché ne avessero trovato un altro".
La pubblicazione
Intanto all'inizio del 1983, Il cavallo rosso raggiunge la forma definitiva; l'editore Rusconi si rifiuta di pubblicarlo per l'eccessiva mole del testo. Sarà Cesare Cavalleri, direttore delle Edizioni ARES di Milano, a dare la propria disponibilità per la pubblicazione del romanzo, che esce nel maggio 1983 giusto in tempo per finire nelle mani di papa Giovanni Paolo II in visita a Monza. Il voluminoso romanzo accende gli animi di lettori colti, della gente comune, di giovani e vecchi: suscita le due cose più importanti che la letteratura possa dare, ovvero l'entusiasmo e la gratitudine per la vita. E presto si rivela anche un successo editoriale: nuove edizioni in lingua italiana si susseguono ogni anno. Notevole anche la diffusione all'estero (otto traduzioni) e l'apprezzamento in Francia, dove sul finire degli anni Novanta, Corti raggiunge la fama anche grazie allo straordinario impegno dell'editore francese Vladimir Ditrijevic - tragicamente scomparso nel giugno 2011 - e ad una favorevole recensione su Le Figaro Litteraire.
La trama
Il libro è una trilogia, composta da: Il cavallo rosso, che dà il titolo a tutta l'opera e racconta le vicende della prima parte della guerra (anni 1940-1943); Il cavallo livido, che racconta la seconda parte della guerra (biennio 1943-1945) con la scoperta dei gulag del comunismo sovietico, la bestialità delle repressioni naziste e la descrizione della guerra civile italiana; L'albero della vita, che narra le vicende relative alla ripresa della vita quotidiana dopo il conflitto, spingendosi fino agli inizi degli anni Settanta (si arriva fino al 1974). Le vicende dei personaggi e delle loro famiglie hanno sullo sfondo i grandi avvenimenti di quegli anni e I cambiamenti della società. Si tratta del romanzo di una generazione, che affronta le vicende dell'Europa a partire dall'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Nel romanzo vengono narrate le vicende che hanno coinvolto l'autore in prima persona, diventando però anche la descrizione delle idee che hanno modellato, non sempre in modo positivo, il Novecento.
I titoli delle singole parti e dell'intero romanzo sono riferimenti al libro dell'Apocalisse dell'apostolo San Giovanni, perché tutta la narrazione, pur legata al realismo e alla verosimiglianza, legge le vicende degli uomini sub specie aeternitatis cioè "con lo sguardo dell'eternità".
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La critica
"Opera spartiacque per la comprensione del XX secolo"
di Andrea Sciffo
Sono convinto che Il cavallo rosso verrà considerato un giorno come un' opera spartiacque per la
comprensione del ventesimo secolo".
Nelle parole di Richard Brown, critico londinese della Saint Austin Review, si coglie molto dell'entusiasmo che
contagia chi si avvicina al grandioso romanzo di Eugenio Corti, pubblicato per la prima volta da Ares nel 1983,
tradotto in otto lingue e giunto oggi alla venticinquesima edizione.
"L'autore – continua Brown – plasma un nuovo tipo di realismo che definirei della trascendenza. Così che in modo obiettivo il romanzo porta una soluzione alle ansie del Novecento. E' il genere di romanzo che
entusiasma i lettori quando lo scoprono. Chi lo ha già letto ha un fervore quasi evangelico nel cercare di persuadere gli altri a leggerlo".
E difatti nel 1997 alcuni esponenti della chiesa calvinista di Losanna scrissero una lettera aperta a Corti elogiandolo per l'originalità del suo "modo cristiano di vedere la realtà, che è il solo veritiero"; dal carteggio sorse un tentativo di dialogo interconfessionale che dura tuttora. Ma molti altri legami sono intrecciati attorno a quest'opera di milleduecento pagine; in maniera sorprendente, Il cavallo rosso, con la sua corsa, intesse trame nel destino di chi si accosta alla sua poesia. Eugenio Corti " appare nella nostra epoca una sorta di rivelatore fotografico – scrive Laurent Mabire su "Libertè Politique" -, che trasmuta il negativo in positivo e ristabilisce l'ordine del mondo. Lo dice con le sue frasi così semplici, che ci fanno vedere dall'altra parte dello specchio".
E' un autentico poema del destino, tanto che il cardinal Barbarin, arcivescovo di Lione, in un' intervista rilasciata a "Famille Chrétienne" nell'aprile del 2004, ha posto sullo stesso piano gli eroi delle grandi epopee narrative di Stendhal, Victor Hugo, Dostoevskij e quelli di Corti; anni fa, Cesare Cavalleri profetizzò per Il cavallo rosso un destino artistico dei livelli di Tolstoj eo Solzenicyn, o del celebre film L'albero degli zoccoli.
Il tempo gli ha dato ragione. A partire dagli anni Ottanta Il cavallo rosso è stato tradotto in spagnolo, lituano, francese, inglese, rumeno, giapponese, russo, serbo; nei paesi in cui i libri si leggono davvero (anche da parte di editori e critici letterari), molti si accorgono che quello di Corti è un testo di prim'ordine perché nella storia privata dei tanti personaggi passa qualcosa che dà un senso alla storia intera. Peter Milward, professore emerito alla Sophia University di Tokyo, afferma senza mezzi termini che The Red Horse (titolo della traduzione americana uscita nel 2000) "potrebbe benissimo essere paragonato a Il Signore degli Anelli" e che il suo autore "emerge come
testimone della Chiesa cattolica dei tempi moderni". Come si può immaginare, nel cono d'ombra in cui è
relegata la buona letteratura, tanti grandissimi misconosciuti tengono compagnia a Corti, il quale nel frattempo è stato almeno insignito al Merito per la cultura cattolica, con premiazione a Bassano del Grappa.
Intanto, mentre giungono all'autore lettere di riconoscenza da lettori di mezzo mondo, la sua opera continua a passare quasi inosservata dall'intellighenzia moderna.
Per gli altri, le pagine cortine sono invece di conforto al cammino. Anche se la censura dei mass-media
sembra implacabile, si può credere che l'ultima parola non spetterà alla mediocrità, come si augurava (dalle pagine della rivista teologica Renovatio, quindici anni orsono) anche padre Cornelio Fabro chiedendosi: "A quando una degna versione televisiva de Il cavallo rosso? Se fosse tale da rendere fedelmente il libro, essa potrebbe avviare un autentico risveglio spirituale di tutta la nazione".
Per approfondimenti sulla critica, visita l'area del sito "I Quaderni del Cavallo Rosso" o il sito internet www.eugeniocorti.net
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